è solo l’inizio
Anche se oggi, solennità della Pentecoste, finisce il lungo tempo pasquale e già da domani ricomincia il tempo ordinario dell’anno liturgico questo non solo non è la fine ma è un nuovo inizio. Con la celebrazione della Pentecoste infatti non si conclude il tempo della Pasqua ma questa giunge al suo compimento, quello da sempre sognato da Dio e il fine dell’opera di salvezza sin dall’incarnazione. “Dio si è fatto uomo perché io diventassi Dio” diceva in estasi santa Angela da Foligno: Dio infatti si è incarnato, ha vissuto ed ha insegnato, è morto ed è risorto perché potessi essere pronto a chiedere e ricevere il Suo Spirito e quindi essere Lui!
Abbiamo vissuto questi cinquanta giorni celebrando la risurrezione di Gesù per essere pronti a sentirla sulla nostra stessa pelle, anzi dentro le nostre anime. Abbiamo anzi vissuto una preparazione tutta speciale dal Natale in poi per renderci conto che l’umanità è capace di Dio ovvero che, per quanto straordinario, Dio è capace di abitare anche la nostra misera umanità e la nostra fragile carne. Abbiamo visto che Gesù, nella sua umanità prodigiosa (subiva tutte le necessità umane ma compiva lo stesso i miracoli più straordinari) non ha annullato il suo essere uomo ma lo ha fatto stare in perfetta comunione con la natura divina. Abbiamo insomma avuto tutto il tempo per desiderare e per intuire che era possibile avere lo stesso Spirito di Dio e oggi celebriamo il fatto che al di là di ogni previsione questo è ormai un fatto storico. Un fatto che si è fatto storia umana e non soltanto parte delle cronache antiche; un fatto che punta a rinnovarsi ogni volta che invochiamo questa realtà. Chiunque abbia ricevuto il battesimo ha la pienezza dello Spirito Santo ed ha in sé tutte le potenzialità della santità. Ma abbiamo bisogno di metterlo in azione invocandolo, perché Dio è perfettamente rispettoso della nostra libertà. Noi abbiamo il dovere di invocare una rinnovata effusione dello Spirito Santo pur avendolo con tutta certezza, perché la nostra invocazione è un permesso che concediamo a Dio onnipotente: fai di noi ciò che vuoi, trasformaci in te!
Solo così possiamo affrontare il tempo ordinario, ovvero il mondo dell’ordinario combattimento umano. Solo avendo in noi Dio stesso con tutta la Sua potenza possiamo affrontare l’ordinaria nostra battaglia che è perseverare nella Speranza nonostante tutte le illusioni e le delusioni del mondo. Adesso che la Pasqua ha raggiunto la sua pienezza, ora che l’opera di Dio è al culmine possiamo avere occhi aperti per contemplarlo davvero (la Trinità, il Suo Sacro Cuore, il Corpo e Sangue del Signore, tutte feste delle prossime domeniche) e occhi attenti per affrontare le nostre sfide quotidiane.
La Pentecoste non è la fine delle feste Pasquali ma ne è il fine! e domani è un nuovo, avventuroso inizio.